Primavera, Alberto Carminati

Il difensore è arrivato in estate dal Chievoverona

Nella sesta puntata del nostro viaggio nel mondo della Primavera, andiamo alla scoperta di Alberto Carminati, difensore classe 1999, un altro dei volti nuovi della squadra allenata da Brambilla. Arrivato in estate dal ChievoVerona, ha finora totalizzato quattro presenze in campionato, le ultime tre da titolare.

Alberto, ultimamente stai giocando con continuità: ti aspettavi di riuscire a ritagliarti subito uno spazio così importante?

“Sapevo che non sarebbe stato facile giocare subito, arrivando in una squadra così importante e con compagni di livello come, nel mio ruolo ad esempio, Del Prato. Ma per me venire all’Atalanta era una bella sfida. Mi sono rimesso in gioco e sta andando bene. Mister Brambilla è un allenatore che ti trasmette serenità e mette nelle condizioni di esprimersi al meglio”.

Da Chiari all’Atalanta il percorso è stato più lungo della quarantina di chilometri che separa il tuo paese da Zingonia…

“Chiari, Lumezzane, ChievoVerona prima di arrivare all’Atalanta. Ho cominciato a giocare a 5 anni nella squadra dell’oratorio di Chiari. La passione per il calcio me l’hanno trasmessa i miei genitori e i miei nonni che abitano con me e fin da bambino mi facevano vedere le partite in tv. Io passavo le giornate a giocare a calcio in cortile con mio fratello e i miei amici. Mio papà ora mi dice che gli ricordo mio zio Mauro che ha giocato nella Cremonese: anche lui difensore, uno di quelli belli tosti”

I primi calci veri nella squadra dell’oratorio, poi?

“Gli osservatori venivano spesso a vedere le nostre partite: eravamo forti, vincevamo tutto. A 8 anni ho fatto diversi provini con club professionistici e alla fine sono andato al Lumezzane dove sono rimasto per cinque stagioni. Poi a 13 anni è arrivato il ChievoVerona e lì sono rimasto fino all’anno scorso e togliendomi anche delle belle soddisfazioni come nella scorsa stagione il secondo posto nel girone di campionato e l’esordio in nazionale”.

Due presenze con l’U18 azzurra.

“Ero stato chiamato in precedenza ma solo per degli stage, invece l’anno scorso ho fatto due presenze con l’U18, esordendo da titolare contro l’Olanda a Caorle con i miei genitori che erano venuti a vedermi. E pensare che ero venuto a sapere della convocazione da un mio amico che lo aveva letto su internet: credevo inizialmente a uno scherzo, poi ho controllato sul sito della Figc ed era tutto vero”.

Nel frattempo la chiamata dell’Atalanta…

“Già nell’estate del 2016. Un giorno mi chiama il Responsabile del Settore Giovanile veronese dicendomi dell’interesse dell’Atalanta a prendermi lasciandomi però in prestito al Chievo. Per me era un’occasione impossibile da rifiutare. Sono rimasto a Verona un anno e penso di essere cresciuto molto nell’ultima stagione anche grazie al mister e alla squadra. All’Atalanta ho trovato grande profossionalità sotto tutti i punti di vista e un livello veramente molto alto. Del resto me lo aspettavo perché sapevo di venire nel settore giovanile più importante a livello nazionale e anche europeo”.

Il tuo obiettivo?

“Da piccolo come tutti i bambini sognavo di diventare calciatore, il mio idolo era Del Piero. Poi col passare del tempo ho cominciato a capire che il calcio da semplice gioco e divertimento poteva diventare anche il mio futuro. Ora sogno di riuscire a esordire in Serie A con la maglia dell’Atalanta. Quando capita a noi Primavera di andare ad allenarci con la prima squadra, sono sempre esperienze bellissime: mi impressiona Iličić, ma mi piace molto anche Cristante perché è sempre attento e concentrato in tutto quello che fa. Guardando la sua carriera, penso sia un buon esempio da seguire. Nel mio ruolo invece guardo Hateboer, anche se ha caratteristiche un po’ diverse dalle mie: lui è un treno sulla fascia”.

Tu interpreti il ruolo di terzino in maniera differente.

“Ho altre caratteristiche, sono un esterno più difensivo. Anche perché nasco difensore centrale. Anzi, in realtà all’inizio giocavo a centrocampo, poi quando sono andato al Lumezzane ho cominciato a giocare difensore centrale. E l’ho sempre fatto, fino a tre anni fa: ero con i ’98 nel Chievo, sottoetà, ed eravamo cinque difensori centrali, per cui non trovavo molto spazio. Serviva un terzino destro e così il mister di allora, Fioretto, mi spostò in fascia. Andò bene e da allora ho cominciato a giocare con continuità come esterno con buoni risultati. Adesso posso dire che è il ruolo che sento maggiormente mio e che preferisco. E negli ultimi anni ho lavorato anche per migliorare la fase offensiva”.

  • 15/11/2017
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