Primavera: alla scoperta di Mattia Tavanti
Il difensore toscano veste la maglia nerazzurra dal 2019
Mattia Tavanti nell'ultimo turno a Sassuolo ha giocato la sua quinta partita consecutiva da titolare. Porta inviolata e vittoria, la quarta di questo filotto di gare giocate. "Dovevamo ripartire subito dopo la battuta d'arresto con la Roma ed è arrivata una vittoria importante. Siamo stati bravi a reagire subito e molto compatti anche nell'affrontare i momenti di difficoltà che ci ha proposto la partita. Dopo un inizio di anno condizionato dagli infortuni, sono contento di aver ritrovato la forma: sono felice, è un bel momento. Dobbiamo solo continuare così".
Mattia ha saputo aspettare il suo momento e sfruttare le occasioni che ha avuto. Difensore nato ("a parte una piccola parentesi a centrocampo quando ero piccolo, ho sempre giocato in difesa"), è arrivato in nerazzurro nell'estate del 2019 dopo aver calcato i campi della sua terra, la Toscana: "Sono di San Gimignano, ho giocato fino a 13 anni nella squadra del mio paese, prima di venire all'Atalanta ho vestito anche la maglia della Fiorentina. Sono nato con il pallone in mano, mio papà Andrea, pur non avendo mai giocato è sempre stato un grande appassionato di calcio e mi ha trasmesso subito questa passione. A dire il vero, mi sono sempre piaciuti un po' tutti gli sport, ma il calcio è stato subito il mio primo grande amore. Da bambino giocavo anche a tennis, vincevo anche tornei e secondo le mie maestre ero anche molto bravo. Ma quando a 10 anni c'è stato da scegliere tra tennis e calcio, non ho avuto dubbi. Il primo mister che mi ha fatto scattare la scintilla è stato Antonio Bruni: è stato un ex calciatore e mi ha fatto capire che, anche se ero ancora piccolo e il calcio è prima di tutto un divertimento, ci vuole serietà e determinazione per raggiungere i propri obiettivi".
Poi a 14 anni la chiamata dell'Atalanta. "Quando sono entrato a Zingonia è stato un amore a prima vista: mi sono sentito subito a casa. E ho capito di essere arrivato in un posto dove mettono la persona prima del calciatore. Certo dopo sei mesi è ed è stata dura. Ma poi a Bergamo ho vissuto momenti belli, indimenticabili. Come l'anno scorso quando ho avuto l'occasione di fare diversi allenamenti con la prima squadra e anche la fortuna di essere convocato da mister Gasperini per il Trofeo Bortolotti con l'Eintracht. Quelli sono stati i mesi più belli in assoluto. Confrontarsi con giocatori che fino a qualche settimana prima vedevo in televisione, è stata un'esperienza fantastica, che ti aiuta a crescere. Tutti mi hanno accolto bene e aiutato a sentirmi a mio agio. In particolare mi ricordo con piacere Muriel per il suo modo di vivere il calcio sempre col sorriso. Ora per il mio modo di giocare, guardo soprattutto Scalvini. Il pensiero che lui e Ruggeri fino a qualche anno fa erano nel settore giovanile e ora sono protagonisti con la prima squadra, è da stimolo per tutti i ragazzi del vivaio, sono un bell'esempio".
Fuori dal campo Mattia è un ragazzo tranquillo: "Nei momenti liberi mi piace rilassarmi con una passeggiata o un giro in centro. A Bergamo cerco di ritrovare quella tranquillità che mi dava un paese piccolo come San Gimignano. Non a caso prima delle partite amo ascoltare musica reggaeton perché mi aiuta a concentrarmi ma allo stesso tempo non alimenta eccessivamente la tensione. Del resto ho sempre sognato di essere qui, faccio una cosa che mi piace, è un divertimento, una passione, perciò cerco di viverla nel modo migliore".