Piccoli: “Grazie Atalanta per l’esordio”

"A Napoli servirà giocare una grande partita"

Roberto Piccoli contro l’Empoli ha realizzato un sogno: esordire in Serie A. E lo ha fatto con la maglia della squadra per cui ha sempre tifato. Tutte le emozioni dell’attaccante bergamasco, primo 2001 della storia atalantina a debuttare in prima squadra.

Roberto, l’esordio lo hai già raccontato a caldo nel dopo-partita. Ma il giorno dopo come è stato?

“Il mattino a scuola, studio Scienze applicate al Leonardo Da Vinci. Mi hanno fatto tutti i complimenti, è stata una mattinata diversa dalle altre. E qualcuno ha cominciato anche a chiedermi anche la foto. E niente interrogazioni, anche i professori hanno capito che la sera prima avevo fatto tardi per la partita (ride, ndr). Bisogna portare avanti anche gli studi oltre al calcio: soprattutto la mamma ci tiene molto”.

C’è stato un complimento in particolare dopo la partita che ti ha fatto più piacere?

“Ho ricevuto tanti messaggi che mi hanno fatto piacere. Ma i complimenti più belli sono stati quelli che mi hanno fatto a caldo subito dopo la partita i miei compagni di squadra e il il mister. Poi sicuramente quelli dei miei genitori: alla mia famiglia devo tanto, per questo ho dedicato a loro l’esordio”.

Ripensandoci a mente fredda?

“È stato un momento bellissimo, emozionante. Ma sono uno che pensa subito al giorno dopo, guardo subito in avanti per cercare di migliorare sempre di più e di dare sempre il massimo. Se ti impegni e lavori duro, poi i risultati arrivano”.

Primo atalantino del 2001 a esordire. Che effetto fa?

“Ringrazio tutta la famiglia Percassi e l’Atalanta perché hanno creduto in me. Anche l’anno scorso quando ho avuto due-tre infortuni. L’Atalanta mi ha seguito in tutto, garantendomi le migliori cure. Per questo ringrazio anche lo staff medico della prima squadra e il dottor Bruzzone che l’anno scorso mi hanno seguito perfettamente”.

Da bergamasco deve essere una soddisfazione ancora più grande esordire con la maglia della squadra della propria città.

“Io poi andavo sempre allo stadio, nella tribuna di via Giulio Cesare (ora tribuna UBI). Fin da bambino mi portava mio papà Marino, diciamo che tutta la famiglia andava a vedere l’Atalanta. C’è una partita su tutte che mi ricordo, anche se alla fine avevamo perso: un’Atalanta-Roma di qualche anno fa (novembre 2014, ndr) quando dopo neanche due minuti Raimondi, alla prima palla toccata, aveva saltato con un tunnel Ashley Cole e aveva fatto l’assist a Moralez. Quell’azione mi è rimasta impressa. L’ho detto anche a lui. Poi, più recente, naturalmente il 3-0 alla Juventus è un’altra partita da ricordare”.

Ti ricordi gli inizi, il tuo primo giorno all’Atalanta?

“Prima Sorisolese e Villa d’Alme: lì mi ha visto l’Atalanta. L’avevo affrontata in amichevole e avevo fatto molto bene. Il giorno dopo è arrivata la chiamata. Mi ricordo ancora la prima volta che ho indossato la maglia nerazzurra: era un triangolare e io avevo proprio il 17. È uno dei motivi per cui ora ho scelto questo numero. Un altro è perché è il giorno in cui si sono sposati i miei genitori. Per sei mesi ho poi giocato alla Tritium, ma sempre seguito da vicino dall’Atalanta. Ero bravo sulla profondità, ma dovevo migliorare tecnicamente. Con tanto lavoro, sono migliorato e alla fine sono arrivati i risultati. Mi allenavo anche a casa, lavoro extra che continuo a fare tutt’ora con mio papà. Lui è il mio primo tifoso, è sempre venuto a ogni mia partita, anche in Qatar. Ma è anche il mio primo critico perché se gioco male me lo dice senza giri di parole, è giusto così perché ti aiuta a migliorare. Ed è anche il mio “allenatore”. Quando abbiamo il giorno di riposo, mi porta al campo del paese e mi fa fare qualche lavoretto extra: tiri, controlli, colpi di testa, palleggi al muro. Sempre per cercare di migliorare”.

Lo hai detto subito: l’esordio deve essere un punto di partenza e non di arrivo.

“Adesso è il momento in cui devi far vedere le cose che sai fare e dare una svolta alla tua carriera. Se prima andavi a cento, adesso devi andare a duecento o trecento, perché il treno passa una sola volta. E bisogna andare sempre al massimo”.

Anche a Napoli, lunedì bisognerà andare al massimo.

“A Napoli bisognerà fare una grande partita per cercare di vincere. Se giochi bene, hai sempre più possibilità di prendere i tre punti. È una partita molto importante, per cui bisognerà dare il massimo. Come sempre del resto. Poi ci sarà la semifinale di Coppa Italia: quando arrivi a una partita così importante del genere capisci cosa prova una città, anche nei giorni precedenti”.

CONTENUTO IN ANTEPRIMA ESCLUSIVA PER ATALANTA MAGAZINE 228

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  • 21/04/2019
  • Roberto Piccoli
  • Napoli/Atalanta
  • Interviste