Primavera: alla scoperta di Rodrigo Guth

La prima stagione in nerazzurro per il difensore

Riprende il nostro viaggio nel mondo della Primavera e nell’ottava puntata andiamo alla scoperta di Rodrigo Guth, difensore brasiliano classe 2000 alla sua prima stagione in nerazzurro. Centrale forte fisicamente, abile nel gioco aereo e dotato di un buon piede, Rodrigo vanta già un’esperienza internazionale notevole con l’U17 brasiliana.

Un bell'intervento difensivo di Guth nel match con l'Inter

Rodrigo, come nasce la tua passione per il calcio?

“Fin da bambino. Mia mamma mi ha raccontato che io non chiedevo i giocattoli che volevano gli altri bambini, ma come regalo volevo sempre un pallone o comunque qualcosa legato al calcio. Ho cominciato a giocare presto, mi è sempre piaciuto. E quando si è piccoli, qualche danno capita di farlo: una volta mi ricordo che calciando troppo forte ho rotto la finestra dell’ufficio di mio papà. Il calcio comunque è una passione di famiglia: anche mio papà e mio cugino hanno giocato, anche se non sono arrivati al professionismo, ma più per divertimento”.

 

Dove hai cominciato a giocare?

“Io sono di Curitiba, dal 2010 al 2017 ho giocato nella squadra della mia città, il Coritiba, facendo tutta la trafila nel settore giovanile. Sono sempre stato un difensore centrale, anche se a volte sono stato impiegato anche come centrocampista difensivo, un ruolo che all’occorrenza posso fare, anche se preferisco giocare dietro. Gol? Ne ho sempre fatti, da piccolo in una stagione arrivavo anche a 8-9 gol: mi crossavano e io sfruttando la mia altezza, segnavo parecchio di testa”.

Uno stop elegante di Guth
Avevi un idolo quando eri piccolo?

“Da bambino mi piaceva tantissimo Kakà. Oggi non ho un modello di riferimento, ma mi piace guardare tutti i giocatori che fanno il mio ruolo. In particolare, se devo fare dei nomi, ammiro molto Sergio Ramos e i miei connazionali Thiago Silva, Marquinhos e Miranda”.

A proposito di Brasile, con la maglia verdeoro ti sei già tolto delle belle soddisfazioni.

“Ho già avuto la grande opportunità di giocare un Sudamericano e un Mondiale U17 e sono state due bellissime esperienze. Tra l’altro la mia prima convocazione in nazionale è stata direttamente per il Sudamericano U17. Mi ricordo ancora bene quando me lo comunicarono. Ci stavamo allenando e a fine allenamento, il mister ha chiamato me e un altro mio compagno e ci ha dato la notizia. Io quasi non ci credevo: non ero mai stato in Nazionale e mi convocavano proprio per un torneo così importante”.

Torneo che poi avete anche vinto.

“In Cile, una bellissima esperienza. È una competizione difficile, contro squadre di livello, abbiamo battuto i nostri rivali storici dell’Argentina e alla fine siamo arrivati primi e così ci siamo qualificati anche per i Mondiali”.

Guth in azione contro l'Udinese

Mondiale che si è disputato lo scorso ottobre.

“Un’altra esperienza straordinaria. Innanzitutto perché si è giocato in India e quindi è stata anche l’occasione per conoscere una cultura diversa. E poi là c’è tanta passione per il Brasile: ci hanno accolto benissimo e allo stadio ogni volta giocavamo con oltre 60mila spettatori a vederci. Siamo arrivati terzi: appena torno in Brasile farò un quadro con la maglia e la medaglia vinta al Mondiale”.

Nel frattempo eri già un giocatore dell’Atalanta.

“In Brasile tutti guardano il calcio europeo e se chiedi a un qualsiasi bambino brasiiano, ti dirà che il suo sogno è andare a giocare a calcio in Europa. L’Atalanta mi ha dato questa opportunità. La conoscevo già di nome e appena ho saputo del suo interesse, mi sono informato e ho capito subito che sarei andato in un grande club. Ero molto felice. Già alla fine della scorsa stagione ero venuto per partecipare al Trofeo Dossena: esordio con il Sassuolo, poi il gol segnato al Milan in semifinale, una bella soddisfazione. Poi quest’anno ho potuto toccare con mano la passione che c’è a Bergamo quando abbiamo giocato la semifinale di coppa allo stadio: è stato bello vedere così tanti tifosi a sostenerci”.

Guth durante la gara con l'Inter
Lasciare il Brasile per l’Italia per un ragazzo di 17 anni deve essere una bella sfida…

“Io ho sempre abitato a casa mia, lasciare la famiglia, gli amici, quella che è sempre stata la tua vita, non è facile. Però sono sacrifici che si fanno quando si vogliono raggiungere dei traguardi. Un po’ di saudade c’è sempre, credo sia normale: mi mancano la mia famiglia, gli amici. I miei genitori e mia sorella sono già venuti due volte in Italia per starmi vicino. I primi giorni lontano non sono mai facili, ma all’Atalanta mi hanno accolto benissimo, ho trovato un centro sportivo bellissimo, e mi hanno aiutato ad ambientarmi. Ora posso dire che l’Atalanta è diventata la mia famiglia. Col tempo conosci nuove persone, impari cose nuove”.

Tra le cose che hai imparato in pochi mesi c’è anche la lingua: dopo quattro mesi parli già bene l’italiano, a dimostrazione della tua voglia e del tuo impegno in questa nuova avventura.

“Mi piace studiare le lingue e l’italiano tutto sommato non è molto diverso dal portoghese. Ho cercato di imparare in fretta, ascoltando, guardando la tv in italiano. Mi sto ambientando e sto imparando anche il calcio italiano che è diverso da quello brasiliano”.

Il tuo sogno nel cassetto?

“Da bambino sognavo di arrivare a giocare in Champions League e di vincerla. Adesso mi piacerebbe riuscire a esordire in Serie A con la maglia dell’Atalanta”.

Sulle orme di Toloi?

“Magari, ho avuto l’occasione di incontrarlo e scambiare qualche parola in occasione di un’amichevole con la prima squadra: lui è brasiliano, difensore come me, per me è un punto di riferimento. E un giorno mi piacerebbe riuscire a giocare con lui”.

  • 14/03/2018
  • Rodrigo Guth
  • Primavera