Primavera: alla scoperta di Alex Castiello

L'attaccante, classe 2007, veste la maglia nerazzurra dal 2014

Un assist che vale un gol, quello che Alex Castiello ha confezionato nell’ultimo turno con l’Inter. Pur da posizione favorevole, l’attaccante classe 2007 della Primavera, ha preferito servire il compagno meglio posizionato e così è arrivato l’1-1 di Vlahović nel finale di partita e un pareggio molto prezioso. “Con la coda dell’occhio ho visto Vanja meglio piazzato e ho pensato che se gliel’avessi passata, avremmo fatto sicuramente gol, mentre calciando non avrei avuto la stessa certezza visto che stava arrivando un difensore a chiudermi. Sono andato sul sicuro. A me basta fare qualcosa che serva alla squadra, che sia gol o assist è uguale. Sono sempre stato così. Poi sono sicuro che arriveranno anche i gol”. Gli assist in Primavera intanto sono già tre in questo inizio di stagione tra campionato e coppa, gli ultimi due consecutivi con Juventus e Inter. “Sono sempre stato altruista. Mi ricordo ancora quando sono venuto all’Atalanta una decina di anni fa: una partitella a ranghi misti, nerazzurri contro bianchi in un campetto in montagna, in quell’occasione non solo feci molti gol, ma soprattutto tanti assist”.

Alex è ora una dei più giovani del gruppo Primavera, ma anche uno uno dei giocatori con la più lunga militanza nell’Atalanta: veste infatti la maglia nerazzurra dal gennaio 2014. “Sono arrivato che non avevo ancora compiuto i 7 anni. Ormai l’Atalanta è casa mia, qui ho trovato una seconda famiglia”. La sua prima famiglia, invece, risiede a Milano. “Zona viale Certosa. Mamma Monica e papà Raffaele però hanno origini napoletane. Da piccolino in occasione delle feste andavo spesso a Napoli e lì, ad Acerra, il quartiere di mio papà, passavo le giornate a giocare in mezzo alla strada: uscivo dopo pranzo e tornavo a casa la sera. E ora prima di giocare una partita ascolto sempre le canzoni di un cantante napoletano, Geolier, il mio preferito in assoluto”.

“Io sono il terzo di tre fratelli – continua Alex -. Si può dire che è stato il più grande, Christian, classe 2000, a trasmettermi, insieme a mio papà, la passione per il calcio: da piccolo mi piaceva andare a vederlo giocare. Io non stavo mai fermo, in casa giocavo sempre con l’altro mio fratello, Denny, classe 2003. Lui portiere, io attaccante: io calciavo e lui parava, così ci allenavamo entrambi. Lo facciamo tuttora. Rigori, punizioni, uno contro uno. Il problema è che giocavamo in salotto e finivamo per rompere qualsiasi cosa, vetri, vasi… Così già a quattro anni e mezzo i miei genitori mi hanno iscritto alla scuola calcio della Lombardina”.

Poi Alcione e quindi Atalanta. In nerazzurro tutta la trafila, spesso anche da sotto-età come nella scorsa stagione in U17, fino a giocare in Primavera contro avversari anche di tre anni più grandi: “La chiamata a inizio stagione e soprattutto la riconferma in Primavera dopo il ritiro è stata la cosa che in assoluto mi ha fatto sentire più orgoglioso. Ero partito in ritiro consapevole che, una volta rientrati tutti gli attaccanti infortunati, io sarei potuto anche scendere di categoria. Invece il precampionato è andato bene e mister Bosi mi ha detto che mi avrebbe tenuto in considerazione. Sono molto felice per come sta andando la stagione, soprattutto per la squadra che sta facendo bene. È capitato poi di fare con l’U23 un paio di partitelle con la prima squadra. Ritrovarsi in campo con giocatori che avevo visto solo in tv o allo stadio è un’esperienza fantastica, da cui cerchi di prendere il massimo possibile per crescere e migliorare. Mi ricordo che mi aveva marcato Palomino, e poi mi aveva impressionato Muriel, un giocatore straordinario”.

 

  • 29/11/2023
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